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Il complesso della "Chimica Arenella" presenta i caratteri stilistici dell'architettura industriale dei primi decenni del novecento.
Esso è composto da quattordici edifici con funzioni diverse: fabbriche, abitazioni, servizi e spazi ricreativi e sportivi che seguono un impianto assimilabile ad un sistema urbano, su cui spiccano elementi dominanti come serbatoi e ciminiere che ne regolano il tracciato regolare.
Nonostante lo stato di degrado in cui versa l'intera struttura, sono ben riconoscibili tracce di un liberty rigidamente controllato ed essenziale nelle cornici di coronamento, nelle lesene e nelle ringhiere in ferro battuto.
Le valenze architettoniche proprie dello stile industriale e la particolarità geografica ed ambientale del luogo in cui il complesso sorge, rendono molto particolare il sistema delle relazioni spaziali tra gli elementi naturali e l'architettura: la compattezza planimetrica della struttura segue un principio di proporzione e di equilibrio facilmente riscontrabile nell'alternanza tra spazi liberi e spazi costruiti, tra natura incorrotta e opera umana.

Gli stabilimenti della "Chimica Arenella" sorgono in una posizione particolarmente suggestiva, sulla costa Acquasanta-Arenella-Vergine Maria, che agli inizi del novecento era frequentata dalla nobiltà e dall'alta borghesia, attratta dalla suggestione del paesaggio e dalle acque termali che vi sgorgavano.
Il progetto di un immediato recupero della struttura, tende a valorizzare i reperti archeologico-industriali di Palermo e a ritrovare la memoria di un grande complesso dal rilevante interesse tecnologico ed architettonico. Per la vastità dell'area, la zona particolarmente panoramica e il numero degli edifici che compongono l'ex fabbrica, si pensa inoltre che possa essere utilizzata per scopi diversi (mostre, performances, ecc.).

Molti sono gli edifici industriali abbandonati, perché quando l'evoluzione nei processi di produzione fa presente la necessità di un riadattamento di strutture ormai vecchie, spesso si preferisce costruirne di nuove.
Ma le vecchie fabbriche inutilizzate possono ancora offrire spazi adeguati per scopi diversi, come la promozione di attività culturali, artigianali e di nuove iniziative turistico-ricettive.
Possono anche riuscire a trasformare la periferia della città in centro, permettendo la nascita di nuove attività produttive e diventando punto di partenza per la riqualificazione di interi quartieri.
La posizione privilegiata che l'ex Chimica Arenella occupa dal punto di vista paesaggistico, il suo inserirsi nel litorale accanto alla Tonnara, alla Palazzina Florio, alla Villa Belmonte, alla Villa Igiea e all'Ospizio Marino, le conferiscono un carattere molto forte.
La "fisicità architettonica" del paesaggio ha guidato la distribuzione degli edifici e degli spazi, che si estendono su una superficie di circa 100.000 metri quadrati.

La storia della "Chimica Arenella" iniziò negli anni dieci del novecento, quando fu costituita come succursale della grande fabbrica tedesca Gondelberg.
Nel 1930 divenne la più grande fabbrica europea di acido citrico, raggiungendo posizioni di rilievo nell'industria chimica mondiale, e il suo stabilimento divenne punto di riferimento per le altre fabbriche del settore.
Il lento declinare dell'industria fu causato dalla scoperta della possibilità di ricreare l'aspro dell'acido citrico utilizzando la melassa ricavata dalla lavorazione della barbabietola, attraverso opportune manipolazioni: l'acido citrico biologico.
Acquistata nel '39 dal sig. Montesi, che produceva in Veneto acido tartarico, la "Chimica Arenella" rivisse momenti di splendore, grazie alla diversificazione della produzione; si costruì infatti anche una fabbrica di lievito di birra ottenuto dalla fermentazione della melassa.
Successivamente si sviluppò, oltre alla produzione dell'acido citrico, anche quella di essenze e succhi, e ancora la lavorazione delle carrube, da cui si ottenevano la pectina e l'alcool.
Alla metà degli anni cinquanta la concorrenza straniera e nazionale, la mancanza di investimenti e le perdite economiche provocarono un crollo nel mercato e riduzioni nella produzione. Si arrivò così nel 1965 alla decisione di chiudere la fabbrica.
Nel 1967 il governo regionale decise di gestire la "Chimica Arenella" attraverso l'E.S.P.I., ma numerosi tentativi di rilancio produttivo della struttura caddero nel vuoto.
Attualmente la "Chimica Arenella" è di proprietà dell'E.M.S.
           


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