Anni di lavoro hanno
portato oggi ad una fruibilità massiccia del complesso monumentale dello Spasimo, sia
della chiesa, che è divenuta, oggi, luogo di rappresentazioni, concerti e convegni, sia
dell'ex-ospedale, nel quale è allestita una mostra fotografica permanente.
Recentemente è stata rimessa in luce e resa parzialmente
fruibile parte del chiostro cinquecentesco, probabilmente mai completato nella sua
interezza per gli eventi legati alla controversa costruzione del complesso.
Le vicende dello Spasimo iniziano nel 1506, quando il giureconsulto
palermitano Giacomo Basilicò cedeva ai padri di Monte Oliveto terreni e rustici per
costruire chiesa e convento.
La denominazione fu forse voluta dal Basilicò per la sua
particolare devozione alla "Madonna che soffre".
I lavori di costruzione del complesso andarono avanti per
parecchi anni, anche se l'opera non fu mai completata: nel 1536 infatti, la minaccia
dell'armata turca e la politica estera della Spagna decretarono il potenziamento della
difesa militare dell'isola, modificando l'antico sistema difensivo della città.
L'area a ridosso della chiesa e del convento, venne scelta per
l'edificazione di un baluardo di difesa e il bastione dello Spasimo fu il primo ad essere
realizzato.
Nel 1573 i padri Olivetani, venduti chiesa e convento al
Senato, si trasferirono nel convento di S.Spirito.
Nel 1582 il viceré Marcantonio Colonna intervenne sul Senato
della città affinché le rappresentazioni di teatro, che erano occasione di pubblico
godimento, avvenissero allo Spasimo, l'unico grande spazio in alternativa alla "corte
pretoriana" sino allora utilizzata. Così in più occasioni vennero rappresentati
drammi e tragedie.
Ma la grave epidemia di peste del 1624 impose la
trasformazione di parte del complesso monumentale in "lazzaretto" per gli
ammalati.
Nella seconda metà del XVII secolo, cessata l'epidemia, molti
degli ambienti dell'ex-convento vennero utilizzati come magazzini di grano e cereali,
mentre dal 1674 la chiesa riprendeva l'attività teatrale con la rappresentazione delle
commedie.
Nel 1835 gli spazi dello Spasimo furono trasformati in
"deposito di mendicità", cioè come rifugio per i senza tetto.
Nel periodo risorgimentale i locali continuarono ad essere
riutilizzati come magazzini e anche per uso "sanitario", con l'annessione di
nuovi corpi e il trasferimento, nel 1855, dell'ospedale "meretricio".
La struttura sanitaria a partire dal 1888 passò sotto il
controllo dell'Ospedale Civico che, con la dizione di "Ospedale Principe
Umberto" lo ha tenuto fino al 1986.
Nel 1988 hanno avuto inizio i lavori di restauro, lavori che
hanno portato al recupero dell'ex-chiesa che, se ancora non completa in tutte le sue
parti, si propone oggi parzialmente fruibile nella sua eccezionale maestosità e unicità.
La chiesa dello Spasimo, a navata centrale di grandi dimensioni ed
ampie cappelle laterali, mostra la tipologia architettonica del gotico-settentrionale,
caratterizzata dalla predominanza delle volumetrie, dallo slancio in verticale di abside,
a pianta poligonale coperta da una volta stellare, di coro, coperto da volta a crociera
costolonata e di transetto ed ancora segnato dalla presenza di possenti arcate a sesto
acuto e di quattro grandi monofore sguinciate sui muri conclusivi dell'impianto a croce.
Nella chiesa coesistevano e sono ancora oggi visibili, accanto ai
caratteri gotico-settentrionali i segni di altri stili, dal "carnalivariano" del
grande arcone ribassato del pronao d'ingresso e dei basamenti di alcuni dei piedritti
della struttura portante, al gotico fiorito delle monofore che danno luce alle cappelle
laterali, allo pseudo-arabo della cupoletta che copre l'avancorpo settentrionale.
La chiesa presumibilmente non fu mai completata nel suo
impianto; appare ancora incerta l'esistenza della copertura della navata che oggi è a
cielo aperto.
Accanto alla chiesa sono inoltre ben visibili le
fortificazioni della metà del cinquecento e le modifiche del seicento - quando parte del
complesso monumentale fu trasformato in lazzaretto - e i corpi aggiunti - quando esso
divenne l'«Ospedale Principe Umberto» alla fine dell'ottocento.
La navata centrale e gli altri locali addossati all'ingresso
mantennero dopo l'Unità d'Italia, l'uso a deposito di merci, mentre le cappelle laterali
alla navata, abbattuti i muri divisori, furono trasformate in navate laterali.
Dopo i lavori di consolidamento e restauro, lo Spasimo è
diventato l'emblema della "città ritrovata".
Esso è qualcosa di più che un monumento: è teatro, sala da
concerto, luogo di riunioni, della città, spazio di sociabilità.
Le note del giovane compositore Giovanni Sollima, gli
spettacoli dell'"Estate palermitana", la sorpresa e l'emozione di chi l'ha
visitato, mostrano il nuovo modo in cui la città vive il rapporto con se stessa.
La magica capacità del luogo di affascinare e coinvolgere,
indica nello Spasimo uno spazio da usare nel segno della molteplicità delle funzioni e
della contaminazione dei linguaggi: uno spazio per le mostre, per la musica, per il
teatro, per il cinema e la danza o soltanto uno spazio per incontrarsi e passeggiare, di
giorno o di sera.